NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#281 Messaggio da leggere da desertstorm » sabato 26 novembre 2011, 18:05

jpm ha scritto: Che dire, la ragione e, permettetemi, l'ammirazione per il merito della persona sono ancora capaci di sovrastare alcune regole.
Bene così, commovente oserei dire.
+ 1 :)

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#282 Messaggio da leggere da desertstorm » giovedì 8 dicembre 2011, 12:16

news n° 147

I geni delle piastrine

ANALIZZANDO VARIANTI GENICHE IN 70 MILA INDIVIDUI SONO STATI IDENTIFICATE 68 REGIONI DEL GENOMA CHE REGOLANO VOLUME E NUMERO DELLE PIASTRINE



Lo sforzo congiunto di studiosi di quattro continenti diversi, afferenti a cento istituzioni di ricerca, di cui nove italiane, ha consentito di individuare le varianti genetiche coinvolte nella formazione delle piastrine. I risultati della ricerca, la maggiore mai condotta su questo tema, sono pubblicati sulla rivista Nature. Ampia la partecipazione italiana: quattro istituti del Consiglio nazionale delle ricerche - l'Istituto di ricerca genetica e biomedica di Cagliari (Irgb-Cnr); l'Istituto di genetica molecolare di Pavia (Igm-Cnr); l'Istituto di genetica e biofisica di Napoli (Igb-Cnr); l'Istituto di genetica delle popolazioni di Sassari (Igp-Cnr) – e poi l'Istituto scientifico San Raffaele di Milano; l'Eurac di Bolzano; l'Irccs-Burlo di Trieste; lo Shardna Life Sciences; l'Istituto di zootecnica dell'Università cattolica del Sacro Cuore.

La ricerca, condotta tramite lo studio sull'intero genoma, tecniche bioinformatiche e analisi biologiche, "è partita da uno studio puramente genetico sulle varianti geniche implicate in numerose e gravi patologie associate a valori anomali delle piastrine", spiega Serena Sanna, ricercatrice dell'Irgb-Cnr. "L'obiettivo era capire quali geni controllassero la produzione delle piastrine, comprenderne i meccanismi biologici e capire se e come svolgano un ruolo anche nelle malattie trombotiche ed emorragiche".

I ricercatori del Cnr hanno svolto un ruolo importante nello studio dei dati. "Abbiamo analizzato milioni di varianti geniche in circa 70 mila individui europei e asiatici, tra cui 11 mila volontari del progetto ProgeNIA, del Parco genetico dell'Ogliastra e del Network italiano isolati genetici (Ingi).

Identificate le regioni genomiche potenzialmente coinvolte nella regolazione delle piastrine, le abbiamo studiate con tecniche bioinformatiche, valutando le loro interazioni tramite modelli di reti neurali", chiarisce Eleonora Porcu dell'Irgb-Cnr, membro del gruppo di statistica del team insieme a Giorgio Pistis dell'Istituto scientifico San Raffaele.

"Il successo di questo studio è stato possibile grazie soprattutto all'ampia partecipazione della popolazione dei cosiddetti 'isolati genetici', tipici dell'Italia", dichiara Mario Pirastu, direttore dell'Igb-Cnr di Sassari, "che per le loro caratteristiche di isolamento, piccole dimensioni, omogeneità genetica, rappresentano un contesto ideale su cui svolgere questo tipo di ricerche". "Oltre a ProgeNIA e Ogliastra, altri progetti del Cnr quali ValBorbera, Parco genetico del Cilento e Vallo di Diano hanno dato un rilevante contributo e costituiscono un'importante risorsa per la determinazione delle basi genetiche dei tratti complessi", precisa Marina Ciullo dell'Igb-Cnr.

La comprensione delle basi genetiche che regolano la struttura delle piastrine è di fondamentale importanza. "Un elevato numero di piastrine o un aumento del loro volume incrementano il rischio di eventi trombotici, malattia coronarica e ictus, mentre bassi valori aumentano la probabilità di emorragie", spiega Paolo Gasparini, direttore dell'Irccs-Burlo. "Tramite questo studio siamo riusciti a identificare ben 68 regioni del genoma che ne regolano numero e volume" .

Lo studio di alcuni di questi geni in modelli animali quali la Drosophila melanogaster ed il Danio rerio (il moscerino della frutta e un piccolo pesce) ha consentito di definire funzione biologica e conservazione in specie diverse delle varianti genetiche identificate dalla ricerca. "Nella drosofila", specifica Andrew Hicks dell'Eurac, "l'assenza del gene dove causa una drastica diminuzione della produzione di piastrine, suggerendo di esaminare l'omologo gene umano SATB1 nelle patologie legate a valori estremi del numero e volume delle piastrine".

"Questo è il più grande studio finora pubblicato sulla formazione delle piastrine e ha portato nuove e importanti conoscenze sulla formazione delle cellule del sangue, rilevanti per identificare nuovi geni e vie patogenetiche coinvolte in malattie che presentano tra i sintomi problemi della coagulazione", conferma Nicole Soranzo, coordinatore del lavoro, ricercatrice italiana che lavora nell'inglese Wellcome Trust Sanger Institute.

Alcune varianti dei geni identificati, va ricordato, sono responsabili di malattie ereditarie. "Questo studio conferma l'importanza degli studi di associazione dell'intero genoma e di un'accurata analisi bioinformatica e biologica nell'interpretazione dei risultati genetici", conclude Daniela Toniolo, dirigente di ricerca Igm-Cnr e capo unità al San Raffaele. "Le scoperte sui meccanismi implicati nel fondamentale aspetto della coagulazione sono potenzialmente trasferibili in ambito clinico, giacché i geni identificati rappresentano possibili bersagli per la diagnosi e il trattamento terapeutico di patologie emorragiche".

FONTE:
articolo: Gieger et al, "New gene functions in megakaryopoiesis and platelet formation". Nature. DOI: 10.1038/nature10659

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#283 Messaggio da leggere da desertstorm » martedì 13 dicembre 2011, 16:44

News n° 148

Scienziati finanziati dall'UE scoprono il gene che causa la diffusione del cancro della pelle

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Un nuovo studio finanziato dall'UE ha identificato lo specifico gene che deve essere presente affinché il melanoma maligno, la forma più pericolosa del cancro della pelle, possa diffondersi. Il gene P-Rex1 fa in modo che le cellule del cancro si separino dal tumore originale e si diffondano o si metastatizzino in altri organi, come il cervello, causandone il collasso.

La capacità del cancro di fare metastasi è il fattore che lo rende così pericoloso, quindi capire cosa provoca il comportamento metastatico è fondamentale per approfondire le nostre conoscenze di questa malattia e ridurre l'alto tasso di mortalità.

Anche se il tasso di sopravvivenza è aumentato negli ultimi 25 anni e adesso è tra i più alti tra i vari tipi di cancro, il melanoma maligno continua a causare circa 46.000 morti in tutto il mondo ogni anno ed è particolarmente diffuso tra i giovani: nel Regno Unito, per esempio, ad almeno due giovani adulti viene diagnosticata questa malattia ogni giorno.

L'UE ha finanziato questo studio tramite una borsa Marie Curie Partenariati e percorsi industria-università, nell'ambito del tema "Persone" del Settimo programma quadro (7° PQ). Lo scopo del programma Marie Curie Partenariati e percorsi industria-università è migliorare lo scambio di competenze tra i settori commerciali e non commerciali che lavorano su progetti di ricerca congiunti.

Con il contributo di ricercatori provenienti da diverse istituzioni in Canada, Francia, Irlanda, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, i risultati di questo nuovo studio, pubblicati sulla rivista Nature Communications, potrebbero avere un ruolo importante in questa lotta contro il melanoma maligno.

Il team ha scoperto che il gene P-Rex1 ha un ruolo chiave nella diffusione del melanoma maligno nei topi. I ricercatori hanno osservato che quando il P-Rex1 era assente dalle cellule, i tumori di melanoma non potevano diffondersi. Dopo ulteriori analisi, hanno ricavato il meccanismo esatto che il P-Rex1 usa per causare le metastasi.

I loro risultati sono stati confermati quando hanno scoperto che nei campioni di melanoma umano presi da tumori di pazienti, erano presenti alti livelli di P-Rex1.

L'autore principale dello studio, il professor Owen Sansom dell'Istituto Beatson per la ricerca sul cancro di Glasgow, Regno Unito, commenta: '... Il P-Rex1 non è presente nella maggior parte degli altri normali tipi di cellule umane, il che evidenza il fatto che questo gene si può "disattivare" con farmaci chemioterapici, visto che è improbabile che ci siano effetti indesiderati nelle vicine cellule sane. Considerando che il melanoma maligno è resistente a molte forme di chemioterapia, queste scoperte sono incoraggianti. Studi precedenti che hanno usato linee di cellule del cancro hanno collegato il P-Rex1 a forme di cancro alla prostata, al seno e alle ovaie, ma questa è la prima volta che si dimostra che questo gene è coinvolto nella metastasi del melanoma nei topi oltre a essere presente in alti livelli nei tumori umani e nelle linee di cellule nelle quali guida l'invasione nei tessuti circostanti."

La dott.ssa Lana Bennet, manager delle comunicazioni scientifiche per l'associazione benefica AICR (Associazione internazionale per la ricerca sul cancro), la quale ha erogato finanziamenti per questo studio, ha espresso la sua soddisfazione per questa scoperta: i risultati saranno un punto di partenza sul quale costruire future cure. Ha osservato: "Anche se siamo solo agli inizi ed è necessario continuare la ricerca, se si potranno creare farmaci in grado di bloccare gli effetti del P-Rex1, si potranno prevenire le metastasi del melanoma. Questo potrebbe confinare il cancro sulla superficie della pelle, dove può essere facilmente asportato chirurgicamente e il tasso di sopravvivenza aumenterebbe. Se il melanoma maligno viene preso abbastanza in tempo, quando è ancora un tumore molto sottile negli strati superiori della pelle, il tasso di sopravvivenza è molto più alto.

Fonte:
CORDIS

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#284 Messaggio da leggere da desertstorm » venerdì 23 dicembre 2011, 22:45

news n° 149

Creato il supervirus dell'aviaria
"No a pubblicazione dei dati"



Due esperimenti in Olanda e Usa documentano l'alterazione in laboratorio dell'agente patogeno, molto contagioso e potenzialmente pericoloso per l'uomo. Una commissione governativa americana chiede di censurare parte dei dati, pubblicando solo le conclusioni, nel timore di un possibile uso terroristico dell'informazione. E nella comunità scientifica scoppia il caso

DA UNA parte il diritto ad essere informati, dall'altro il pericolo che l'informazione, decisamente sensibile, possa finire in mani sbagliate con conseguenze potenzialmente catastrofiche. A far scoppiare il caso è stata l'irrituale richiesta di censura da parte di una commissione che fa capo al governo statunitense a due riviste scientifiche del calibro di Science e Nature. Il National Science Advisory Board for Biosecurity - creato ad hoc dopo l'emergenza antrace - sulla scia della preoccupazione per un possibile utilizzo terroristico dei dati, ha chiesto ai direttori delle due prestigiose pubblicazioni di non divulgare parte dei dettagli di due studi sperimentali che documentano la realizzazione di un "supervirus" dell'influenza aviaria ottenuto in due laboratori, negli Stati Uniti e in Olanda.

La notizia sulla realizzazione dell'agente patogeno, aggressivo come l'H5N1 ma molto più contagioso tanto da essere definito peggiore dell'antrace, nella comunità scientifica circolava gia da qualche tempo e aveva già suscitato polemiche. Che sono aumentate dopo l'intervento dell'organo consultivo ufficiale Usa, i National Institutes of Health: le conclusioni della ricerca possono essere pubblicate, "ma non i dettagli sperimentali e i dati che potrebbero rendere possibile una ripetizione degli esperimenti di laboratorio", è scritto nella raccomandazione inviata alle riviste.

E' la prima volta in assoluto che succede, ricorda il New York Times. Se è vero che il parere della commissione non è vincolante, i direttori delle due principali riviste scientifiche mondiali hanno fatto sapere che "prenderanno in seria considerazione l'avvertimento a patto che si studi un modo per far arrivare le informazioni agli scienziati che ne dovessero aver bisogno", riporta il quotidiano statunitense. La giustificazione degli scienziati per aver creato il supervirus è infatti quella di poter permettere agli esperti di tutto il mondo di prepararsi in anticipo ad un'eventuale nuova pandemia più aggressiva delle precedenti.

Secondo gli esperti governativi la pubblicazione dei dettagli potrebbe risultare particolarmente interessante per i bioterroristi. L'alterazione del virus messa a punto in laboratorio ha "maggiori potenzialità di essere contagiosa per l'uomo", avverte l'organo Usa. Da qui la richiesta di togliere "i dettagli sperimentali e i dati sulla mutazione che permetterebbero la replica degli esperimenti".

Se gli autori delle pubblicazioni e molti altri colleghi difendono il diritto della comunità scientifica ad essere informata dei progressi della ricerca, l'Nih replica che farà in modo che tali informazioni siano disponibili per gli esperti con le dovute credenziali. Il sistema, spiega Anthony Fauci alla Bbc, sarà messo a punto prima della prevista pubblicazione degli studi, a gennaio. Ma se Science e Nature decidessero di procedere con la pubblicazione completa, senza censure, ammette, non sarebbe possibile fermarli.

FONTE: LaRepubblica.it

Commento personale:

Non c'è nulla da fare o siamo dei c******i e delle spietate bestie maligne, in ogni caso quando leggo queste notizie mi viene sempre da pensare che: se il mondo perirà sarà sempre e solo per mano nostra.

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#285 Messaggio da leggere da NickStick » mercoledì 11 gennaio 2012, 22:50

E' di questi giorni la notizia dela immissione sul mercato di una macchina in grado di leggere un genoma umano in 24 ore, al prezzo di soli 1000 dollari.

http://www.lifetechnologies.com/global/ ... proto.html

Come al solito, la notizia e' stata presentata dai media generalisti con la sottolineatura delle possibilita' di uso scorretto delle nuove possibilita' quando invece il grande pubblico andrebbe informato sui vantaggi.

La notizia NON e' che mi posso fare il mio genoma per 1000$ ma che da ora in poi, la quantita' di genomi disponibili per la studio aumentera' in maniera esponenziale.

Infatti il dipartimento di Biologia Computazionale dell'universita' statunitense Carnegie Mellon, specializzata in scienze e tecnologie, e' gia' in attivita' per studiare dei software in grado di suggerire ai medici informazioni clinicamente rilevanti mediante la comparazione statistica della mappa genetica di un paziente con montagne di altri dati.

"new machine learning tools — statistically driven software that can detect associations within mountains of data — may soon be able to translate the genetic and other hereditary information encoded in the human genome in a way that is clinically relevant to doctors and patients"

Fino ad oggi una mappa genetica costava 10.000 $ e ci voleva una settimana per averla...
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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#286 Messaggio da leggere da jpm » mercoledì 11 gennaio 2012, 23:15

NickStick ha scritto:Fino ad oggi una mappa genetica costava 10.000 $ e ci voleva una settimana per averla...
Un momento:
- una mappa genetica è una cosa
- il genoma (se non mi è sfuggito qualcosa) è stato decodificato in 16 anni con 3 miliardi di dollari di spesa...
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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#287 Messaggio da leggere da NickStick » mercoledì 11 gennaio 2012, 23:46

Forse e' sfuggito anche a me, ma a leggere l'articolo, sembra che:

genoma = mappa genetica (completa) di un individuo

...e questo, ultimamente veniva ottenuto in un tempo compreso tra settimane e mesi.

Forse quello a cui ti riferisci e' IL PRIMO genoma completo.

Una mappa parziale (solo alcuni geni) sembra che costera' circa 100$
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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#288 Messaggio da leggere da desertstorm » sabato 21 gennaio 2012, 8:35

news n° 151

Scoperti i meccanismi del glioblastoma

L'INTERAZIONE DELLA MOLECOLA HUR E LA PROTEINA MUSASHI1 CONTROLLANO L'ESPRESSIONE DEI GENI RESPONSABILI DELLO SVILUPPO DEL GLIOBLASTOMA, UN TUMORE DEL CERVELLO


La maggior parte degli studi sul glioblastoma, un tumore del cervello, si è finora concentrata sulla trascrizione genetica ma ora, in una articolo pubblicato su Molecular Cancer Research, gli scienziati suggeriscono che anche la fase di regolazione post-trascrizionale potrebbe essere importante.
Un gruppo di ricercatori guidati da Luiz O. F. Penalva dell'HEalt Science Center di San Antonio ha mostrato come la connessione tra la molecola Musashi1 e Hur, possono avere importanti conseguenze per lo sviluppo di questo tumore.

"Si tratta di una scoperta assolutamente nuova rispetto a quello che finora potevamo soltanto immaginare a proposito di quel che sapevamo del glioblastoma", ha dichiarato Penalva. "La maggior parte di ciò che sappiamo dalle ricerche condotte finora su questa patologia, infatti, si limita alla trascrizione genica. Ma ora abbiamo dimostrato che ci sono anche altri processi regolativi che prescindono dalla trascrizione e che contribuiscono alla formazione del tumore".


Le modifiche che interessano l'RNA nella loro funzione ed espressione possono avere conseguenze importanti per la produzione di proteine dando anche stati patologici come il cancro.
Questa ricerca mostra che un aumento dei livelli di Hur regola l'espressione della proteina Musashi1. Entrambe le molecole controllano l'espressione genica degli oncogeni e la loro interazione mette insieme due reti geniche essenziali allo sviluppo del glioblastoma.
"Per curare il cancro bisogna capire cosa scatena la formazione dei tumori. Se continuiamo a pensare che tutta l'attività avviene a livello della trascrizione, rischiamo di prendere in giro noi stessi", ha dichiarato il leader della ricerca.


Fonte:
rivista "Molecular Cancer Research"

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#289 Messaggio da leggere da desertstorm » sabato 28 gennaio 2012, 7:43

news n° 152

Staminali per ridare la vista

CON TRAPIANTI DI STAMINALI PAZIENTI AFFETTI DA MACULOPATIA SENILE E DALLA MALATTIA DI STARGARDT HANNO RIPORTATO MIGLIORAMENTI NELLA VISTA


L'uso di staminali ricavate da embrioni umani in casi di maculopatia si è dimostrato sicuro e di una qualche efficacia per ridare la vista ai pazienti. Lo annunciano su Lancet studiosi americani.
Lo studio, a un decennio dalla scoperta del potenziale delle cellule staminali, è il primo del genere condotto su esseri umani. E' stato condotto su un paziente anziano e uno giovane con diverse forme di maculopatia che li avevano portati alla quasi totale cecità: il primo affetto di maculopatia senile che colpisce in età adulta o avanzata, il secondo della malattia di Stargardt, la forma più diffusa di degenerazione maculare giovanile, di solito diagnosticata tra i 10 e i 20 anni di età.
L'occhio è uno degli organi privilegiati per questo tipo di esperimenti perchè 'immunoprivilegiato', nel senso che di solito non produce una forte reazione immunitaria.
Dopo quattro mesi i trapianti delle staminali sono risultati sicuri e entrambi i pazienti hanno riportato miglioramenti nella vista.

Obiettivo di test successivi sarà di curare casi meno avanzati, hanno indicato sulla rivista scientifica britannica Robert Lanza, Chief Scientific Officer all'Advanced Cell Technology di Marlborough in Massachusetts e Steven Schwartz, esperto di retina alla University of California di Los Angeles.
Tre anni fa lo stesso Lanza aveva annunciato con successo una terapia di staminali embrionali per curare gravi malattie dell'occhio tra cui le maculopatie in vista dei primi test clinici su pazienti.


FONTE:
Aduc

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#290 Messaggio da leggere da desertstorm » mercoledì 8 febbraio 2012, 21:44

news n° 153

Italia bocciata dall'Europa su ricerca e innovazione

L'INDAGINE EUROPEA SULL'INNOVAZIONE, SEGNALA I POCHI INVESTIMENTI IN RICERCA INNOVAZIONE E SCARSA COLLABORAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO



Presentato ieri a Bruxelles da Antonio Tajani e Maire Geoghegan-Quinn, lo IUS 2011 mostra un Italia con qualche luce e molte ombre. Lenta crescita anche per il resto d'Europa: solo Svizzera e nord Europa sono promossi a pieni voti.
Secondo il relatore i problemi maggiori sono costituiti dai pochi investimenti e da una burocrazia eccessiva.
I 27 paesi europei sono stati divisi in quattro gruppi: i "leader dell'innovazione", gli "inseguitori", gli "innovatori moderati" e quelli "modesti". La Svezia risulta essere la capofila, anche in questa classifica, seguita da Danimarca, Germania e Finlandia. L'Italia si è classificata solo sedicesima, nel gruppo degli innovatori moderati, insieme a Spagna e Grecia.
Il rapporto IUS per calcolare il livello di innovazione ha utilizzato 8 indicatori compresi l'istruzione nazionale, la qualità del sistema di ricerca, il livello dei finanziamenti, la quantità di nuovi brevetti e i conseguenti effetti economici. I paesi al top della classifica hanno ottimi valori in tutti gli indicatori, piuttosto non in uno specifico.

Per quanto riguarda l'Italia ha un buon dato sul numero di persone tra i i 25-34 anni in possesso di un dottorato 1.

6 dottori ogni mille persone, mentre la media europea è 1.5, dimostrando anche un trand in crescita del 10% negli ultimi 5 anni. Risulta molto scarsa invece la capacità di attrarre studenti da aree extra europee: poco più del 5% dei dottorandi è extra europeo contro una media generale intorno al 20%.
L'Italia però risulta essere in fondo alla classifica per numero di laureati: il 20% nella fascia 30-34 anni, il 34% degli europei ed in particolare più del 40% in Francia, Spagna e Inghilterra. 26 paesi europei sui 27 presi in esame vedono una maggioranza di donne con questo titolo di studio
Anche la percentuali di ventenni con diploma di scuola secondaria è sotto al valore medio: il 76% in Italia contro il 79%.
Per quanto riguarda la qualità del sistema di ricerca, l'Italia ha un numero di pubblicazioni scientifiche in collaborazione con altri paesi poco sopra alla media europea, meno presenti invece tra i lavori più citati al mondo. In particolare sono poco sviluppate le collaborazioni tra imprese ed istituzioni con 25 lavori scientifici ogni milione di abitanti contro i 40 in Europa.
Confermato ancora una volta il basso numero di investimenti pubblici in ricerca e sviluppo: uno degli indicatori chiave per la competitività e la salute futura dell'intera Unione europea, indicato anche dal rapporto IUS 2011. La percentuale di investimenti pubblici si ferma infatti a quota 0.6% del PIL, uno dei più bassi in tutti i paesi europei, contro lo 0.75%. Bassi ed in calo anche quelli privati.
L'Italia non si comporta bene nemmeno per quanto riguarda marchi registrati e brevetti, un comparto definito molto importante nel lungo periodo ed utile per contrastare gli effetti dell'invecchiamento della popolazione.
Il comportamento dei privati, in particolare le piccole e medie imprese, salavano un po' la situazione: il 35% delle PMI italiane a sviluppato internamente nuovi prodotti e tecnologie, pur avendo poca cooperazione con le altre aziende, rispetto ad una media europea del 30% e mostrando un tasso di crescita migliore.

Se ne deduce quindi un sistema poco capace di investire in ricerca e di collaborare, in particolare con partner internazionali.

FONTE: MolecularLab.it

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#291 Messaggio da leggere da drillo65 » mercoledì 8 febbraio 2012, 21:59

c'era bisogno dell'indagine della UE, mi telefonavano che glielo dicevo io. :unpleased:
______________________

 
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E ricordate: Le SAAB non sono automobili,sono aerei che volano molto basso!

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#292 Messaggio da leggere da desertstorm » lunedì 20 febbraio 2012, 19:38

news n° 154

renato.jpg
renato.jpg (36.66 KiB) Visto 3498 volte
Prof. Renato Dulbecco
Premio Nobel per la medicina nel 1975
Un orgoglio dell'Italia
[/center]

Le parole sono superflue Illustre Professore quindi mi limiterò a ringraziarla per tutto quello che ha apportato alla medicina e per l'uomo che era. Un Uomo buono e gentile che non dimenticheremo.
Arriverderci Professore

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#293 Messaggio da leggere da jpm » lunedì 20 febbraio 2012, 20:00

Molto triste la "News" di oggi.
desertstorm ha scritto:... quindi mi limiterò a ringraziarla per tutto quello che ha apportato alla medicina e per l'uomo che era.
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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#294 Messaggio da leggere da desertstorm » lunedì 20 febbraio 2012, 20:06

Già :(

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#295 Messaggio da leggere da desertstorm » giovedì 23 febbraio 2012, 22:54

news n°155

Scoperta una proteina responsabile della metastasi

MTOR AIUTA LE CELLULE SANE A RICONOSCERE I NUTRIENTI REGOLANDO LA SINTESI DELLA PROTEINE, MA IN CELLULE TUMORALI LE INDUCE AD ESSERE PIÙ AGGRESSIVE, INVASIVE E CREANDO METASTASI


mTor è un regolatore della sintesi delle proteine che aiuta a controllare crescita e metabolismo, ma se alterato porta allo sviluppo delle metastasi: un passo importante nella progressione del cancro.
La scoperta è stata annunciata su Nature da un team di ricercatori coordinato da Davide Ruggero della Università California in San Francisco e potrebbe rilevarsi una scoperta fondamentale per le terapie antitumorali.
I ricercatori hanno infatti anche provato a testare in laboratorio un composto chiamato INK128 che blocca la proteina mTor, mostrandosi promettente per bloccare le metastasi del cancro alla prostata dei topi a cui è stato somministrato.
mTor aiuta le cellule sane a percepire i nutrienti controllando così la crescita ed il metabolismo, ma in molte forme tumorali le riprogramma inducendo le cellule sane a dividersi in modo anomalo rendendole invasive e creando metastasi.
"Nell'uomo molti tipi di cancro mostrano l'iperattivazione di questo percorso", ha detto Davide Ruggero.

"Finora - aggiunge - non avevamo una conoscenza di come mTor iperattivo perturba la sintesi di certe proteine portando allo sviluppo del cancro". "Stiamo ora scoprendo che durante la formazione del tumore mTor porta alla metastasi modificando la sintesi di uno specifico gruppo di proteine che porta le cellule del cancro a muoversi e invadere organi sani", spiega Ruggero.
In particolare la proteina mTor deregola uno degli ultimi stadi dell'espressione genica, poco prima della sintesi proteica nei ribosomi.
______________________________________________
FONTE:
British Journal of Cancer.
articolo
"Oncogenic AKTivation of translation as a therapeutic target".

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Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#296 Messaggio da leggere da desertstorm » giovedì 1 marzo 2012, 20:32

news n° 156

Dalla foresta pluviale una sostanza per potenziare gli antibiotici

IL POPOLO MUPECHE UTILIZZAVA QUESTO AVOCADO PER CURARE LE FERITE, ORA SI È VISTO COME RIESCE AD INIBIRE LE POMPE DI MEMBRANA DI STAFILOCOCCHI RESISTENTI AD ANTIBIOTICI


Jes Gitz Holler, un ricercatore della Copenhagen University, ha individuato una sostanza naturale presente in una foresta pluviale in Cile in grado di potenziare l'azione degli antibiotici. Potrebbe essere questa la nuova arma contro uno dei problemi più allarmanti negli ospedali di tutto il mondo, batteri multi resistenti agli antibiotici.
Il gruppo di ricerca si è concentrato su un composto fondamento per lo sviluppo della resistenza degli stafilococchi. "Ho scoperto una sostanza naturale in una pianta cilena d'avocado che è in grado di attivarsi in associazione con antibiotici tradizionali. I batteri resistenti hanno una pompa di efflusso nella loro membrana batterica che li rende immuni dagli antibiotici. La sostanza naturale identificata inibisce l'azione di pompaggio", ha spiegato Jes Gitz Holler.
Attualmente non esistono prodotti che abbiano come target questo meccanismo di resistenza dei batteri. "Il composto naturale ha un grande potenziale e forse nel l ungo termine potranno essere sviluppati farmaci efficaci per combattere gli stafilococchi resistenti. Il prossimo step consisterà nel sintetizzare in laboratorio la sostanza bioattiva."
Il popolo mapuche utilizza le foglie di avocado trovate dal ricercatore, per guarire dalle ferite: del prodotto commerciale beneficeranno anche questa popolazione.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Antimicrobial Chemotherapy.

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Fonte:
Journal of Antimicrobial Chemotherapy
"Novel inhibitory activity of the Staphylococcus aureus NorA efflux pump by a kaempferol rhamnoside isolated from Persea lingue Nees"

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#297 Messaggio da leggere da desertstorm » sabato 17 marzo 2012, 8:16

news n° 157

Individuato un gene nelle arance rosse

DETERMINA LA PRODUZIONE DI ANTOCIANINE, RESPONSABILI DEL COLORE ROSSO DELLE ARANCE DI SICILIA, UNA CLASSE DI ANTI OSSIDANTI IMPORTANTI


Le arance rosse di Sicilia rappresentano un caso unico tra gli agrumi. Oltre ad avere un sapore particolare e molto apprezzato, possiedono un elevato contenuto di antocianine, potenti sostanze antiossidanti responsabili dello straordinario colore di questi frutti. Proprio le antocianine delle arance rosse pongono questi frutti al vertice di una sana alimentazione.

Ora i ricercatori del Progetto europeo Athena hanno identificato il gene responsabile dell'alto contenuto di antocianine delle arance rosse e hanno scoperto come questi geni interagiscono con il clima caratteristico della Sicilia per creare frutti così colorati e soprattutto salutari.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Plant Cell, è stato condotto dal John Innes Centre di Norwich, Gran Bretagna, e dal Centro di Ricerca per l'Agrumicoltura e le Colture Mediterranee di Acireale.

È noto che le arance rosse sviluppano il loro alto contenuto di antocianine, e quindi il colore peculiare, solo in determinate condizioni ambientali. Hanno bisogno di giorni caldi e notti fredde, queste ultime necessarie soprattutto durante la fase della maturazione. In assenza di queste condizioni climatiche, i frutti non riescono a produrre una quantità sufficiente di antocianine e finiscono per somigliare molto alle comuni varietà di arance bionde. Proprio il clima tipico dell'area del monte Etna è quello ideale per il loro corretto sviluppo.

Ricercatori italiani e britannici, nell'ambito del Progetto europeo Athena, hanno puntato la lente sulle caratteristiche genetiche responsabili di questo fenomeno. Hanno così identificato un gene, a cui è stato dato il nome di "Ruby", responsabile dell'attivazione della produzione di antocianine. Ma questo gene è presente sia nelle arance rosse che in quelle bionde. Allora perché il colore rosso è tipico soltanto di una specie e solo a determinate condizioni climatiche?

La risposta viene da un'altra caratteristica del gene Ruby presente nelle arance rosse, capace di influenzarne l'attività.

"Questa parte – spiega Eugenio Butelli, primo autore dello studio – appartiene alla categoria di sequenze del DNA chiamate retrotrasposoni. Quello identificato da noi è inserito accanto al gene Ruby e controlla la sua attività. In pratica, questo particolare retrotrasposone è responsabile della cascata che porta alla produzione di antocianine".

I retrotrasposoni sono degli elementi ancora misteriosi, presenti nel materiale genetico di tutti gli organismi viventi. Spesso, nelle piante, più del 50 percento del DNA è composto proprio da queste sequenze genetiche. Si possono muovere, replicare o essere silenti.

"Il retrotrasposone che abbiamo identificato - continua Butelli – è presente anche nelle arance bionde ma solo in quelle rosse è inserito al posto giusto per agire come un interruttore capace di attivare il gene Ruby quando la pianta è esposta a temperature piuttosto fredde".

"Al fine di ottenere autentiche arance rosse – dice Cathie Martin del John Innes Centre e coordinatore del Progetto Athena – questo specifico retrotrasposone e le temperature fredde sono entrambi elementi indispensabili. Vorrei sottolineare l'importanza di una comprensione approfondita del processo coinvolto nella produzione di antocianine nelle arance. Diversi studi hanno dimostrato che un consumo di succo di arance rosse riduce lo stress ossidativo nei pazienti diabetici, protegge il DNA dal danno ossidativo e può ridurre i fattori di rischio cardiovascolari nella stessa misura in cui avviene con altri cibi ricchi di antocianine. È chiaro quindi che le arance rosse rappresentano una risorsa importante per la salute e la prevenzione delle malattie. Una migliore conoscenza delle basi genetiche e molecolari della produzione di antocianine in questi frutti può spianare la strada, attraverso l'ingegneria genetica, verso varietà di arance rosse che possano essere coltivate anche in climi più caldi. In questo modo sarebbe possibile allargare la coltivazione e contribuire ad una maggiore disponibilità di questo particolare tipo di agrumi".

"Lo studio - commenta Giuseppe Reforgiato Recupero, del Centro di Ricerca per l'Agrumicoltura e le Colture Mediterranee – sottolinea ancora una volta l'unicità dell'ambiente in cui le arance rosse sviluppano appieno il loro potenziale benefico. Il freddo infatti non è una condizione sufficiente: le basse temperature inducono la produzione di antociani, ma è pur vero che i giorni assolati e caldi sono necessari per avere un frutto dolce e gustoso. Questo spiega le difficoltà incontrate quando si prova a far crescere arance rosse in luoghi geografici che non siano quelli attorno al monte Etna".

"L'effetto immediato della nostra ricerca – continua Reforgiato – è che ora abbiamo un marker genetico che ci permette una selezione veloce. In passato bisognava aspettare che la pianta si sviluppasse interamente (il che richiedeva anni) prima di sapere se avremmo ottenuto arance rosse. Invece ora possiamo selezionare solo quelle piante che hanno questo marchio genetico di distinzione".

La ricerca del progetto Athena ha anche una implicazione storica. Gli scienziati hanno infatti esaminato le origini delle arance rosse, usando tecniche genetiche ma anche consultando antichi libri e le pitture di Bartolomeo Bimbi, un artista fiorentino autore della collezione Medici Citrus risalente al 18esimo secolo. I loro risultati dimostrano che, mentre esiste tutt'ora una varietà di arance rosse in Cina, quelle di Sicilia si sono originate a seguito di una mutazione indipendente, che probabilmente è avvenuta una volta che l'arancia dolce è stata portata nelle aree del Mediterraneo proprio dalla lontana Cina.

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FONTE: Molecularlab.it

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#298 Messaggio da leggere da desertstorm » domenica 8 aprile 2012, 12:02

news n° 158

Nuovo test diagnostico per il cancro esofageo

UN PROTOTIPO DI ACCELERATORE DI PARTICELLE PER OSSERVARE IN UN MODO COMPLETAMENTE NUOVO LE CELLULE CANCEROSE


Scienziati europei hanno compiuto un importante passo in avanti nello sviluppo di un test diagnostico per il cancro dell'esofago che, si spera, porterà a miglioramenti nella diagnosi e nella cura di questa malattia.

Le scoperte sono state compiute da scienziati provenienti dal Regno Unito che hanno usato l'impianto ALICE (Accelerators and Lasers in Combined Experiments), che è ospitato presso il Centro per la scienza e la tecnologia degli acceleratori del laboratorio Daresbury del STFC (Science and Technology Facilities Council). Il test diagnostico è stato sviluppato esaminando mediante imaging biomedico del tessuto ottenuto con tecnica endoscopica da pazienti affetti da una malattia precorritrice chiamata Esofago di Barrett.

Il cancro dell'esofago è il nono tipo di cancro più comune al mondo; oltre ad essere estremamente difficile da diagnosticare, esso è anche molto aggressivo. Sfortunatamente, spesso i pazienti vanno dal proprio medico quando il tumore è già in una fase avanzata e la rimozione chirurgica non è più possibile; anche quando si interviene chirurgicamente, spesso l'operazione non ha successo. Vi è quindi una necessità urgente di sviluppare nuove tecnologie in grado di rilevare i primi cambiamenti nelle singole cellule prima che si sviluppi il cancro.

I ricercatori hanno usato il Laser a elettroni liberi nell'infrarosso di ALICE, una fonte unica ed estremamente intensa di luce infrarossa, per creare immagini diagnostiche di campioni endoscopici storici ed effettuare uno studio in cieco di pazienti affetti da Esofago di Barrett, allo scopo di rilevare qualsiasi cambiamento avvenuto nei campioni.

Poiché i pazienti affetti da Esofago di Barrett presentano un maggiore rischio di sviluppare il cancro dell'esofago, essi vengono monitorati con regolarità in modo tale da permettere al medico di individuare immediatamente qualsiasi cambiamento nella loro condizione.

Se vengono individuate delle modificazioni precancerose in questi pazienti, poiché i tumori sono stati individuati in una fase molto più precoce, essi possono essere sottoposti a una terapia potenzialmente curativa senza la necessità di un importante intervento chirurgico.

Il ricercatore capo del progetto, il professor Weightman, dell'Università di Liverpool, ha così commentato i risultati: "La diagnosi precoce è il fattore più importante per migliorare la prognosi dei pazienti colpiti da cancro dell'esofago. Ma è estremamente difficile effettuare diagnosi precise: un risultato falso negativo potrebbe essere fatale, mentre un falso positivo significherebbe un intervento chirurgico non necessario. Alla fine, noi speriamo di sviluppare un test diagnostico che possa essere usato in un endoscopio. L'approccio più promettente potrebbe essere quello di sviluppare un test utilizzando un'intensa luce alle frequenze di terahertz sempre generata da ALICE. ALICE è la più intensa fonte in Europa di luce a frequenze di terahertz e la sola al mondo equipaggiata con un impianto per la coltura di tessuti per la ricerca sul cancro. Questo porterà a una diagnosi molto più economica ed efficiente della malattia. Tuttavia, questo sviluppo non è ancora vicino."

Anche la professoressa Susan Smith del STFC ha commentato lo sviluppo: "È una notizia fantastica che, attraverso ALICE, noi ora possediamo una tecnologia migliore che potrebbe portare a importanti progressi nella cura del cancro. Con ALICE noi abbiamo la possibilità di osservare le cellule cancerose in un modo completamente nuovo. Ciò che è particolarmente emozionante è che questi esperimenti si indirizzano ora verso un test diagnostico accurato che potrebbe cambiare le vite di migliaia di pazienti, e noi non vediamo l'ora di continuare a lavorare con il professor Weightman nel suo sforzo di portare questa straordinaria ricerca al livello successivo."

ALICE è un prototipo per la prossima generazione di acceleratori di particelle, il primo di questo tipo in Europa. Esso si basa su una nuova modalità di funzionamento chiamato a recupero di energia, in cui l'energia usata per generare il suo fascio ad alta energia viene catturata e riutilizzata dopo ciascun circuito dell'acceleratore, quindi è richiesta meno corrente e ciò rende il suo funzionamento meno costoso. Gli elettroni vengono inviati intorno all'acceleratore al 99,99% della velocità della luce, e il 99,9% dell'energia durante la fase finale dell'acceleratore viene recuperata e riutilizzata.

ALICE può essere utilizzato in una grande varietà di progetti, che spaziano dalla ricerca e sviluppo (R&S) dedicata agli acceleratori a numerosi progetti sulle applicazioni. Le capacità di ricerca di ALICE sono accresciute dal fatto di ospitare diverse fonti di luce, dalla fonte THz a quella a retrodiffusione di raggi X di Compton.

Attualmente tra i progetti di ricerca in corso con ALICE vi è una gamma di attività di ricerca collegate ai sistemi di distribuzione a timing ottico, monitor elettro-ottici per il tempo di arrivo del segnale, sistemi di feedback per fasci a profilo longitudinale e oscillatori e orologi laser a fibra. Questa particolare ricerca è in parte finanziata dal progetto IRUVX-PP ("Preparatory phase of the IRUVX-FEL consortium"), che ha ricevuto oltre 5,5 milioni di euro nell'ambito del tema "Infrastrutture di ricerca" del Settimo programma quadro (7° PQ) dell'UE.

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FONTE: Cordis

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#299 Messaggio da leggere da desertstorm » domenica 22 aprile 2012, 12:48

news n° 159

Identificata tripla elica del DNA in fase gassosa





Alcuni scienziati in Spagna sono riusciti a estrarre informazioni strutturali da una tripla elica di acido desossiribonucleico (DNA) in una condizione simile al vuoto (ovvero la sua fase gassosa). Lo studio, presentato nel Journal of the American Chemical Society (JACS), potrebbe contribuire ai trattamenti antigene basati su queste strutture di DNA.

I ricercatori dell'Istituto di ricerca biomedica (IRB Barcelona) e del Barcelona Supercomputing Center (BSC) hanno detto che finora nessuno era riuscito a identificare queste strutture particolari di DNA.

"Fino ad oggi, queste singolari strutture di DNA erano quasi impossibili da rilevare e non era noto se conservavano la memoria strutturale in soluzione quando evaporavano", spiega il professor Modesto Orozco dell'Università di Barcellona, che dirige anche l'unità di Scienze della vita al BSC. "Con questo studio abbiamo caratterizzato tale struttura e dimostrato che mantiene una memoria sorprendente del suo ambiente biologico precedente, la soluzione acquosa, in cui normalmente è molto difficile da caratterizzare."

Il professor Orozco e colleghi hanno usato tecniche di simulazione computazionale con validazione sperimentale mediante spettrometria di massa per ottenere i risultati che volevano. Il ricercatore del BSC e il suo team si sono impegnati in questo lavoro per oltre 10 anni. Questa ultima scoperta ha aiutato il team a stabilire l'atlante completo delle strutture classiche del DNA in fase gassosa.

Questo studio potrebbe aiutare gli scienziati a sviluppare la cosiddetta terapia antigene. Secondo i ricercatori, utilizzando le strutture a tripla elica del DNA nel trattamento significa che i geni attivi che contribuiscono ad una determinata malattia verrebbero disattivati.

"Sul mercato non esiste ancora alcun farmaco basato sulla terapia genica, ma ce ne sono diversi in fase di sviluppo", dice il professor Orozco, aggiungendo che una delle sfide per trasformare il trattamento in realtà risiede nella difficoltà di individuare sperimentalmente queste strutture a tripla elica. "La dimostrazione che la struttura è mantenuta in fase gassosa consentirà di rilevare più facilmente queste strutture di DNA", spiega il professor Orozco.

Questo lavoro fornirà agli scienziati lo strumento di cui hanno bisogno per implementare nuove tecniche di risoluzione strutturale basate sull'impiego di laser a elettroni liberi a emissione di raggi X (X-FEL). Il XFEL europeo, un impianto in costruzione in Germania, genererà intensi impulsi di luce paragonabili a un sincrotrone. "Se i nostri calcoli sono corretti, gli X-FEL potrebbero essere utilizzati per ottenere i dati strutturali in fase gassosa circa il comportamento di una molecola nel suo ambiente naturale biologico; gli X-FEL diventerebbero quindi uno strumento prezioso per risolvere la struttura delle macromolecole", dice lo scienziato del BSC.

Allo studio hanno contribuito anche esperti dell'Università di Liegi, in Belgio.







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FONTE: Cordis (Journal of the American Chemical Society (JACS); IRB Barcelona)

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#300 Messaggio da leggere da desertstorm » giovedì 3 maggio 2012, 21:36

news n° 160

Identificata tripla elica del DNA

ALCUNI SCIENZIATI IN SPAGNA SONO RIUSCITI A ESTRARRE INFORMAZIONI STRUTTURALI DA UNA TRIPLA ELICA DI ACIDO DESOSSIRIBONUCLEICO (DNA) IN UNA CONDIZIONE SIMILE AL VUOTO


Alcuni scienziati in Spagna sono riusciti a estrarre informazioni strutturali da una tripla elica di acido desossiribonucleico (DNA) in una condizione simile al vuoto (ovvero la sua fase gassosa). Lo studio, presentato nel Journal of the American Chemical Society (JACS), potrebbe contribuire ai trattamenti antigene basati su queste strutture di DNA.

I ricercatori dell'Istituto di ricerca biomedica (IRB Barcelona) e del Barcelona Supercomputing Center (BSC) hanno detto che finora nessuno era riuscito a identificare queste strutture particolari di DNA.

"Fino ad oggi, queste singolari strutture di DNA erano quasi impossibili da rilevare e non era noto se conservavano la memoria strutturale in soluzione quando evaporavano", spiega il professor Modesto Orozco dell'Università di Barcellona, che dirige anche l'unità di Scienze della vita al BSC. "Con questo studio abbiamo caratterizzato tale struttura e dimostrato che mantiene una memoria sorprendente del suo ambiente biologico precedente, la soluzione acquosa, in cui normalmente è molto difficile da caratterizzare.

"

Il professor Orozco e colleghi hanno usato tecniche di simulazione computazionale con validazione sperimentale mediante spettrometria di massa per ottenere i risultati che volevano. Il ricercatore del BSC e il suo team si sono impegnati in questo lavoro per oltre 10 anni. Questa ultima scoperta ha aiutato il team a stabilire l'atlante completo delle strutture classiche del DNA in fase gassosa.

Questo studio potrebbe aiutare gli scienziati a sviluppare la cosiddetta terapia antigene. Secondo i ricercatori, utilizzando le strutture a tripla elica del DNA nel trattamento significa che i geni attivi che contribuiscono ad una determinata malattia verrebbero disattivati.

"Sul mercato non esiste ancora alcun farmaco basato sulla terapia genica, ma ce ne sono diversi in fase di sviluppo", dice il professor Orozco, aggiungendo che una delle sfide per trasformare il trattamento in realtà risiede nella difficoltà di individuare sperimentalmente queste strutture a tripla elica. "La dimostrazione che la struttura è mantenuta in fase gassosa consentirà di rilevare più facilmente queste strutture di DNA", spiega il professor Orozco.

Questo lavoro fornirà agli scienziati lo strumento di cui hanno bisogno per implementare nuove tecniche di risoluzione strutturale basate sull'impiego di laser a elettroni liberi a emissione di raggi X (X-FEL). Il XFEL europeo, un impianto in costruzione in Germania, genererà intensi impulsi di luce paragonabili a un sincrotrone. "Se i nostri calcoli sono corretti, gli X-FEL potrebbero essere utilizzati per ottenere i dati strutturali in fase gassosa circa il comportamento di una molecola nel suo ambiente naturale biologico; gli X-FEL diventerebbero quindi uno strumento prezioso per risolvere la struttura delle macromolecole", dice lo scienziato del BSC.

FONTE :
Arcella, A. et al., "The structure of triplex DNA in the gas phase", J.Am.Chem.Soc, 2012.

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