Fonte: IlSole24Ore.com-motori24 luglio 2013
Auto elettrica: ecco perché in Italia non decolla
"In Italia l'auto elettrica ha le batterie scariche. Le immatricolazioni dei veicoli così alimentati, infatti, sono al lumicino e registrano numeri e percentuali ridicole sul totale: nel 2012, se ne sono vendute appena 524, con una penetrazione dello 0,037% sull'immatricolato complessivo e anche quest'anno le cose non stanno andando meglio: nel periodo gennaio-maggio i risultati sono stati, rispettivamente, di 251 unità e dello 0,041%. Non che all'estero si possa gridare al miracolo, ma i nostri numeri fanno davvero riflettere se paragonati, per esempio, a quelli della Francia (dove nel 2012 sono stati immatricolati 6.067 esemplari di auto a batteria con una penetrazione dello 0,3%) oppure della Norvegia (3.883 unità) che, con un 2,8% sul totale, è il mercato con il più alto tasso di immatricolazioni di veicoli elettrici puri. Quanto alle infrastrutture di ricarica, poi, da noi la situazione è, se possibile, ancora peggiore: le colonnine installate in Italia risultano in tutto appena 458. Ma a preoccupare forse di più è la loro concentrazione (o meglio, rarità), visto che quasi la metà (precisamente 252) sono ubicate a Milano, Firenze e Roma (rispettivamente 48, 138 e 66), con intere regioni elettricamente "deserte". Una situazione ben diversa, insomma, a confronto con le quasi 4mila colonnine in esercizio in Paesi più piccoli del nostro come la Danimarca e l'Olanda, oppure alle oltre 2mila del Regno Unito e a quelle giapponesi, che sono 14mila, delle quali circa 4mila offrono già la modalità di ricarica rapida.
In altre parole, il nostro ritardo è, su tutti i fronti, abissale. I motivi che stanno alla base dell'handicap italiano sono stati durante un interessante convegno organizzato dall'"Energy & Strategy Group" del Politecnico di Milano che ha presentato il 2° "Smart Grid Report", un voluminoso rapporto sullo stato delle soluzioni di storage e dell'auto elettrica in Italia. Uno dei principali motivi del nostro ritardo è, secondo il rapporto, la mancanza di incentivi adeguati all'acquisto delle auto a basse emissioni ed elettriche, finora dimostratisi insufficienti sia come quantità di fondi complessivamente a disposizione (40 milioni di euro per il 2013 e appena 35 per il 2014), sia come modalità di erogazione, visto che si è deciso di legare l'ottenimento del bonus, qualora l'acquirente del nuovo veicolo sia un'azienda, alla rottamazione di uno usato con più di 10 anni di vita. Che l'interesse dei potenziali acquirenti sia vivo e che siano proprio gli incentivi a essere insufficienti pare dimostrato dal fatto che la parte dei 40 milioni di euro destinata a bonus per l'acquisto di veicoli a batteria senza obbligo di rottamazione (solamente 1,5 milioni di euro in tutto) è andata esaurita quasi subito: insomma, un certo numero di consumatori è disposto a sostenere il ruolo di "early adopters" nei confronti dell'auto elettrica e tale numero aumenterebbe sicuramente se le somme in gioco fossero complessivamente più consistenti.
Un altro serio ostacolo sulla strada dell'auto elettrica è la lentezza nell'avvio dei programmi di realizzazione delle infrastrutture di ricarica previsti dal "Piano Nazionale Infrastrutturale" (legge 134 del 7 agosto 2012), con due dei cinque progetti pilota finora ammessi all'incentivazione pubblica praticamente fermi e gli altri tre che registrano percentuali di completamento molto basse rispetto a quelle previste. Su questo fronte, gli impedimenti sono legati alle difficoltà nel coinvolgimento delle ammiistrazioni comunali e nell'introduzione di veicoli elettrici nelle flotte-pilota, nonché allo scarso utilizzo delle (poche) colonnine di ricarica già installate da parte degli utenti.
Le ottimistiche previsioni sulla diffusione dell'auto elettrica in Italia elaborate nel recente passato parlavano di 2-3,5 milioni di veicoli immatricolati e circolanti per il 2020. Per raggiungere tale valore, da oggi a quella data si rende necessario uno scenario di mercato in cui almeno il 50% delle vetture del segmento "A" ("piccole") e almeno il 20% di quella del segmento "B" ("utilitarie") vendute ogni anno, pari complessivamente a circa 300mila unità, sia a trazione elettrica, alle quali si dovrebbe aggiungere almeno un altro 25% dei veicoli complessivamente immatricolati dalle flotte aziendali (altre 70mila unità l'anno). Infine, sarebbe necessario che tutti i capoluoghi di provincia provvedessero a dotarsi di un servizio di car sharing elettrico basato su una flotta di 15mila veicoli. Come si vede, si tratta di numeri del tutto fantascentifici rispetto a quelli, assai crudi, che si registrano sul mercato oggi sul mercato dell'elettrico e agli scenari futuri ragionevolmente prevedibili.
Tuttavia, risulterebbe altrettanto deludente e poco credibile anche una previsione "rivista" al ribasso, basata su una percentuale di immatricolazioni rispetto al mercato totale simile a quella della Norvegia (circa il 3%), ossia il Paese dove il mercato dell'auto elettrica è più florido. Se anche in Italia le immatricolazioni procedessero con un trend simile, si arriverebbe a circa 50mila veicoli l'anno (più facilmente, intorno ai 40mila), con un parco circolante di veicoli a batteria al 2020 stimabile dunque in non più di 350mila unità. Ossia, appena un misero 10-20% dei 2-3,5 milioni ipotizzati solo poco tempo fa. Come si vede, anche questo appare una previsione a dir poco irrealistica. E lo diventa ancora di più se si tiene conto che i risultati norvegesi di oggi si accompagnano, anzi, sono resi possibili grazie a un rapporto veicoli elettrici circolanti/colonnine pubbliche di ricarica pari a circa 4:1. Assumendo tale valore come ragionevole anche per noi, se ne deduce che da qui al 2020 l'Italia dovrebbe installare sul suo territorio qualcosa come circa 100mila colonnine. Cioè, un miraggio praticamente irraggiungibile anche con il più audace e dispendioso piano di elettrificazione della rete stradale del quale, peraltro, non esiste alcuna traccia nei progetti governativi."
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